sabato 31 maggio 2008

I FIORI DELLE ROCCE

La vicenda si snoda attraverso gli sguardi della protagonista Isabelle-Elisabetta, affascinata dalla tragica, struggente e impossibile storia d’amore tra Isabella di Valois e don Carlos, figlio di Filippo II, musicata da Verdi nel Don Carlos.
I personaggi che agiscono e si muovono come marionette manovrate dalla sua sfrenata e morbosa fantasia, vivono avventure che assumono i toni di un giallo psicologico nel quale le cose non sono mai come sembrano in una realtà, come quella di oggi, in cui conta più l’immagine che la sostanza.
L’autrice gioca su rimandi di specchi deformati e deformanti in cui si riflettono le immagini dei personaggi che cambiano identità e storia a seconda degli sguardi e delle prospettive della voce narrante, che attuano traslazioni di senso e del punto di vista interiore della protagonista la quale progressivamente, attraverso bruschi salti di comprensione, coglie la mostruosità delle numerose manipolazioni di cui è stata vittima, scegliendo finalmente per la prima volta coscientemente il proprio destino.
È una danza erotica nella quale i protagonisti cercano come motori del proprio agire la soddisfazione sensuale e fisica; è come muoversi all’interno di un sogno erotico nel quale la protagonista gioca attraverso spostamenti, proiezioni, inversioni di significato e agnizioni il gioco della vita.

Silvana Cellucci
I FIORI DELLE ROCCE
Presentazione di Renato Sigismondi
Edizioni Tabula fati
[ISBN-978-88-7475-126-6]
Pagg. 112 - € 7,50

http://www.edizionitabulafati.it/cellucci102.htm

1 commento:

Edizioni Tabula fati ha detto...

Presentazione di Renato Sigismondi


Il filo sottile che lega la vasta produzione letteraria della scrittrice Silvana Cellucci a quest’ultima fatica letteraria è una profonda conoscenza della letteratura e della storia europee.
Il suo affezionato pubblico la conosce come studiosa di musica e scrittrice di romanzi, fiabe, poesie e saggi, in grado di situare e contestualizzare i personaggi delle sue affabulazioni in storie descritte con ricchezza di particolari e raccontate con fine indagine psicologica.
La vicenda si snoda attraverso gli sguardi della protagonista Isabelle-Elisabetta, affascinata dalla tragica, struggente e impossibile storia d’amore tra Isabella di Valois e don Carlos, figlio di Filippo II, musicata da Verdi nel Don Carlos.
I personaggi che agiscono e si muovono come marionette manovrate dalla sua sfrenata e morbosa fantasia, vivono avventure che assumono i toni di un giallo psicologico nel quale le cose non sono mai come sembrano in una realtà, come quella di oggi, in cui conta più l’immagine che la sostanza:
«Non sapevate che entrare a forza nel mondo dello spettacolo era un atto di suicidio? Pochi sono gli eletti in quegli ambienti falsi e corrotti , dove si sale boriosamente concedendo se stessi e si precipita dal cielo.»
L’autrice, come accade in tutti i suoi romanzi, gioca su rimandi di specchi deformati e deformanti in cui si riflettono le immagini dei personaggi che cambiano identità e storia a seconda degli sguardi e delle prospettive della voce narrante, che attuano traslazioni di senso e del punto di vista interiore della protagonista la quale progressivamente, attraverso bruschi salti di comprensione, coglie la mostruosità delle numerose manipolazioni di cui è stata vittima, scegliendo finalmente per la prima volta coscientemente il proprio destino.
È una danza erotica nella quale i protagonisti cercano come motori del proprio agire la soddisfazione sensuale e fisica; è come muoversi all’interno di un sogno erotico nel quale la protagonista gioca attraverso spostamenti, proiezioni, inversioni di significato e agnizioni il gioco della vita.
La realtà, ci dice la scrittrice, è più complessa di come appare a un’ indagine superficiale e il destino dell’uomo è determinato da forze oscure di cui non ha coscienza, da moventi e desideri non sempre chiari nemmeno a se stesso, come una marionetta i cui fili vengono tirati da qualcuno che rimane nascosto alla vista.
Richiamo, inoltre, come ho avuto modo di affermare altrove, l’attenzione del lettore sulla scrittura tormentata in cui svolgono un ruolo importante l’aggettivazione ricca e fluida e il dialogare spesso caratterizzato da scelte linguistiche e retoriche di dannunziana memoria. Lo stile riflette il tormento interiore della protagonista e ne caratterizza il percorso di crescita interiore e di presa di coscienza spirituale.
Un romanzo quindi da leggere, da gustare e da meditare profondamente.

Renato Sigismondi